Tipo ora

Dice che era messo male, un occhio ciancicato che pareva così diverso dall’altro, da sembrare un pezzo di seconda mano, come quello che usa il carrozziere quando ti vuole fare un favore d’amico e ti fa uscire che sembri a posto per i primi cento metri, poi ti basta svoltare l’angolo per capire che l’amicizia è un’altra cosa.

La testa quadra e per quella non c’erano pezzi di ricambio, così era sempre stata e così sarebbe rimasta, che per uno che non vuole capire, esiste un solo rimedio: smussarsi gli angoli a furia di scorticarsi contro le pareti della vita, sperando prima o poi di adattarsi allo spazio.

La bocca chiusa, tipo saldata, come quelle cassaforti blindate che custodiscono cose preziose, che mica è detto che siano soldi o gioielli, pure le parole sono preziose e il silenzio poi, si sa, è oro. 

Insomma, a guardarlo sembrava tutto d’un pezzo, più che altro un pezzo buttato lì, tra le cose che non puoi più tenere e quelle che non vuoi ancora buttare, in attesa di un ripensamento, di una decisione azzardata o di un’idea geniale sulla sua seconda vita. 

La trasformazione è quella cosa che avviene tra il non più e il non ancora, non è ne passato ne futuro, una cosa tipo ora.

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