Il rovescio
C’è una parte di me che vorrebbe imparare a stare al mondo, ma solo per stanchezza, che sull’approvazione degli altri si dormono sonni tranquilli, dicono.
Ad un’altra me basterebbe imparare a stare, al di là di ciò che ho intorno, sentirmi albero con tutte le radici, dichiarare un angolo di terra solo mio, pure se cambiano le stagioni, anche se potano i rami.
C’è una me, ancora una, che mi fissa e ride, dice che le gambe fanno come gli pare ed il cuore peggio, dice che non esistono meccanismi perfetti e regole infallibili, che la perfezione e l’infallibilità sono superpoteri stupidi, che non servono a nulla, come i centrini sui mobili di casa, l’orgoglio di chi li fa, la noia di chi li vede.
Mi dice che le cose non si dividono tra quelle che funzionano e quelle che non funzionano più, ma tra quelle che funzionano e quelle che smettono di funzionare, la differenza è sottile, ma c’è.
Si chiama ribellione. Non sovverte le regole, ma rovescia me.